lunedì 7 novembre 2011

Sos primos, I primi, Los primeros 2000/01

"Cantores" Sovrapposizione di pannelli in legno e pittura in acrilico 200x100cm. Collezione E.Fenu2001

Se la memoria non mi inganna, era l’estate del 1983 o dell’84 che per la prima volta in vita mia presi una matita in mano per disegnare, e non per mangiarla o chissà cos‘altro. Fu mio nonno materno, Pietro, a insegnarmi le prime vere tecniche sia di disegno che di scrittura. Mi insegnò a leggere e a scrivere prima del tempo, prima della scuola, praticamente ho fatto l’asilo in casa a causa delle malattie virali che vennero tutte nel giro di pochi anni.
Mi ricorderò sempre le parole di mio nonno, quando seduti nel tavolo della cucina provando a rappresentare uccelli e fiori su fogli d’agende datati, mi disse: ”Per poter raffigurare una qualsiasi cosa su un foglio devi chiudere gli occhi e immaginare, ricordare l’ultima volta che hai visto un qualsiasi oggetto, una persona o un animale, stimolare la memoria fotografica e poi riportare tutto nel tuo foglio”. Rivedendoli ora, quei disegni mi riportano in dietro nel tempo, mi aiutano a ricordare scorci di vita che vanno sfumando lentamente dalla mia testa, ora satura di nuove informazioni e distratta da trenta anni di esperienze diverse in posti sempre da scoprire e persone da ascoltare e conoscere. Rivedendoli ora, quei disegni mi fanno capire come un bambino può vedere e trasformare la realtà. Rivedendoli ora, quei disegni …
Sono cresciuto in Sardegna a Siniscola, piccolo centro del Nuorese a cinque minuti dalle spiagge della costa orientale, dove ho passato l‘infanzia e una parte dell‘adolescenza per poi trasferirmi nella città di Cagliari a frequentare il Liceo Artistico Statale. Fu un esperienza incredibile, finanziata naturalmente dai miei genitori che, per questo li ammiro e li ringrazio, con le decisioni scolastiche hanno sempre lasciato a me la scelta. Chiaramente i primi anni ho vissuto in un convitto di frati domenicani, convento in stile gotico da condividere con altri diciannove studenti, universitari e coetanei. Formativo e allo stesso tempo informale per un ragazzo di quindici anni andare in una città lontana da casa per studiare arte.
A venti anni cominciai a dipingere un po più seriamente. Dopo aver passato l’adolescenza a “pittare” sui muri con il writing e disegnare con la china o con la matita su carta, mi trasferii a Firenze per studiare filosofia e dopo neanche un anno, nella primavera del 2001, decisi con il mio amico e coinquilino Stefano, di organizzare una esposizione in un locale del mio paese.
Preparare undici quadri a testa era il limite per poter riempire il posto dal 17 al 30 agosto, avevamo le idee molto chiare sul tema della mostra, arrivando entrambi da una terra come la Sardegna, ricca di tradizioni in continuo movimento, decisi di affrontare il tema più naturale possibile per le mie conoscenze. Il primo dipinto fu “cantores”, raffigurante un misto tra cantanti a tenore e coro sardo, chiaramente stilizzato e ridotto a cinque componenti con sembianze e morfologie tipicamente sarde e arcaiche, ottenute da una sovrapposizione di tavole e stucco con colore acrilico finale.
Manos de oro, acrilico su tavola con rilievi in legno 100x100cm.

Cortes apertas , acrilico su tavola 100x100cm

Tzios, acrilico su tavola 100x100cm

Sa murra, acrilico su tavola 100x30cm

Contularias, acrilico su tavola 55x40cm

Canistredda,(l'ombra della cultura) acrilico su tela 50x70cm

Mannedda,(l'ombra della cultura) acrilico su tavola 65x40cm

Concas, acrilico su tavola 45x30cm

Concas, acrilico su tela 45x55cm
Decisi di andare in Sardegna a dipingere “cantores”

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